E’ indubbio che la vita di ogni essere umano sia in continuo movimento, tende per sua natura al moto. Se questo procedere è orizzontale, la veduta è limitata a ciò che è prossimo a ciò che è terreno, inevitabilmente si rimane incatenati alla materia; se invece, questo dinamismo si alza in verticale, la visuale allarga il suo angolo prospettico e l’animo inizia a respirare il sapore dell’infinito.
L’uomo per sua natura desidera l’immensità, brama ardentemente l’elevazione, ogni uomo più o meno consapevolmente tende al cielo semplicemente poiché l’anima cerca il luogo di provenienza.
Questo è il mio lavoro. Mi appare inutile imbellettare con altre parole.
Questo dovrebbe essere il lavoro di un vero e autentico artista: – il costante tentativo di scavalcare il muro.
Quanta fatica questo incedere, mi sento come un ergastolano, mi aggrappo alle sbarre della mia cella e avidamente desidero la libertà. Da questo forzoso angolo che m’imprigiona la veduta, è scarsa, ma ciò che appare è bello e mi obbliga a farne partecipi i compagni di sventura, così il momento di grazia si trasforma in un gioiello, in una scultura o nella migliore delle ipotesi in una delicata carezza a un’altra dolente creatura pellegrina su questa terra.